Critica
Un film intenso. Uno sguardo sul mondo del lavoro di oggi. Sui suoi ritmi, sulla flessibilità , sul rapporto tra colleghi, sui rapporti sindacali, sulla figura della donna. Uno sguardo di una donna. La vita di una Madre.
In effetti sono i nostri giorni: la storia che viene narrata è attuale quanto lo erano quelle di altre pellicole del passato che hanno trattato il tema del lavoro. Rari esempi ci sono però in questo senso con sguardi pieni di umanità come questo di Francesca Comencini.
Colpisce proprio questo: si sente che c'è amore ed umanità nel trattare il tema.
Lo spunto è preso dal mobbing, termine inglese che sta a significare un atteggiamento di persecuzione e di isolamento cui un lavoratore viene sottoposto in modo da costringerlo a licenziarsi.
Non è però un semplice documentario, così come non c'è romanzo e nemmeno uno sguardo ironico o tragi-comico di altri autori del cinema recente. Si va oltre in questo film.
Il personaggio di Anna è tratteggiato con estrema umanità e semplicità , quasi allucinante la vicenda che viene a vivere anche se comune, oggi come in passato.
Una cosa che colpisce in questo film sono gli sguardi: è un film fatto di occhi.
Gli occhi dei colleghi, prima gentili e amici poi asettici, distaccati schivi, traditori, interessati solo alla propria sopravvivenza quotidiana, privi di umanità nella loro disperazione lavorativa.
Gli occhi del capo del personale e del responsabile delle risorse umane … sembrano occhi non appartenere al mondo delle persone e delle relazioni umane tanto sono freddi e distaccati.
Gli occhi di Anna, una donna, una persona che ama lavorare. Lavora per vivere, e per far vivere sua figlia ed il vecchio padre. Sono occhi prima vispi, accesi di luce che tranquillizzano i colleghi ... poi pian piano si spengono attraverso lo stress delle piccole grandi continue violenze psicologiche del suo quotidiano lavorativo, sino a chiudersi in preda all'angoscia in un attimo di disperazione, per poi riaccendersi ed essere riaccesi di viva vita attraverso quelli della figlia.
Gli occhi del padre di Anna, ormai vecchio e malato, sereni, di una vita passata e di un affetto che una figlia trasmette anche solo con il gesto di una carezza, tenendogli la mano e sorridendogli. Occhi che diventano improvvisamente tristi e spersi quando questa scompare per un po' essendo malata e depressa.
Gli occhi bellissimi di Morgana, la figlia: sono gli occhi di una bambina -ragazzina, pieni dell'innocenza e della fantasia pura della fanciullezza che diventa matura.
Sono gli occhi della speranza che ognuno di noi vorrebbe poter guardare e con cui ognuno di noi vorrebbe sempre poter guardare la vita in ogni suo momento.
Gli occhi del suonatore di cymbalon ... in un mondo fatto di non-sguardi che non guardano nessuno cosa accada loro intorno ... sul posto di lavoro ... sul metrò ... per la strada ... questi occhi di uno straniero incontrano quello di una bambina nella piazza romana di piazza Vittorio, culla di popoli e di razze, ove nel caos del passaggio della gente una bimba sorride ad un suonatore ambulante e lui le insegna a suonare quasi come un padre insegna giuocando alla propria figlia.
Forse nel mondo c'è ancora la possibilità di amicizia e sentimenti veri ... sembra purtroppo che un mondo troppo preso dalla corsa attorno a se stesso sia portato a trascurare i sentimenti e le persone.
Gli sguardi di Anna e Morgana (madre e figlia) … tenerissima l'immagine della madre sdraiata sul letto accanto alla figlia con la figlia che le legge il piccolo principe o poi quello di quando è malata e la imbocca e cucina per lei.
Quella ragazzina che le aveva detto di non volere figli per non essere come lei e di voler invece viaggiare ora diventa madre. I ruoli si invertono la figlia diventa madre e la madre figlia.
Gli unici sguardi umani che si incontrano nel film a parte quello di Anna e Morgana sono quelli di un bambino nero amico che porta a casa la spesa a Morgana e del suonatore di Cymbalon.
Forse una lezione, ancora una volta dinanzi agli occhi di chi guarda il film, questa volta lo spettatore, a ripercorrere la propria vita con lo sguardo dell'umanità , della semplicità e dell'amicizia quasi a seguire un po’ le pagine de il piccolo principe.
In questo il grande messaggio che se c'è trasmette questo film.
Piccole note su chi recita e suona …
Nicoletta Braschi davvero brava, disegna con equilibrio il proprio personaggio e lo interpreta con naturalezza e umanità . Bravissima davvero la piccola Comencini.
La musica di Trovesi e Coscia ... clarino e organetto diatonico sono mirabilmente armonizzati con la storia e diventano suono dell'anima.